Le imprese private nel mirino dei conflitti globali. Il caso del Baltico e le implicazioni per la sicurezza globale.
Lo scorso 17 novembre, nel silenzio delle acque del Mar Baltico, uno dei cavi sottomarini che collegano la Svezia alla Lituania è stato tranciato. Non un incidente, ma un’azione apparentemente deliberata, con un sospetto che punta a un cargo cinese. Come riportato dal Financial Times, le autorità svedesi stanno indagando sul possibile coinvolgimento della nave cargo cinese Yi Peng 3, che si trovava nelle vicinanze al momento dell’incidente. Il ministro della Difesa civile svedese, Carl-Oskar Bohlin, ha dichiarato a El País che i movimenti della nave coincidono temporalmente e spazialmente con il danneggiamento del cavo. Queste circostanze hanno sollevato sospetti di un’azione deliberata, sebbene le indagini siano ancora in corso per determinare le cause esatte dell’incidente.
L’episodio, riportato anche dal quotidiano svedese Aftonbladet attraverso le parole di Mattias Fridström, Chief Evangelist di Arelion, leader globale nel settore delle telecomunicazioni, ha acceso i riflettori su una nuova vulnerabilità. “È un mistero come si sia rotto”, ha dichiarato Fridström, aggiungendo che la questione è ora nelle mani della polizia.
L’incidente ha colpito Arelion, un’azienda svedese che gestisce una rete di 75.000 chilometri di cavi sottomarini, connessa a più di 129 paesi. Questi collegamenti, come sottolineato dalla stessa compagnia, rappresentano un pilastro fondamentale per il funzionamento delle economie globalizzate. Tuttavia, in un contesto caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche, infrastrutture di tale rilevanza stanno assumendo un ruolo sempre più strategico, trasformandosi inevitabilmente in potenziali obiettivi per azioni ostili.
Elisabeth Braw, esperta di sicurezza e senior fellow presso l’Atlantic Council, sottolinea come le aziende private siano sempre più spesso nel mirino di attacchi geopolitici. In un’intervista rilasciata a Politico, Braw ha evidenziato che l’incidente nel Baltico potrebbe non essere isolato. Altri episodi recenti, come il danneggiamento del cavo C-Lion1 tra Finlandia e Germania, gestito dalla società finlandese Cinia, suggeriscono uno schema preciso: colpire le infrastrutture globali per destabilizzare gli avversari senza ricorrere a conflitti armati.
“La guerra nella zona grigia è il nuovo terreno di scontro”, ha dichiarato Braw in una recente analisi pubblicata dall’Atlantic Council. Stati come Russia e Cina utilizzano sempre più spesso strumenti non convenzionali, sabotaggi, cyberattacchi e pressioni economiche, per colpire infrastrutture critiche e aziende occidentali.
Un esempio lampante è l’attentato contro il CEO della tedesca Rheinmetall, una delle principali aziende di difesa, che secondo Politico sarebbe stato orchestrato dalla Russia. Allo stesso modo, recenti complotti con pacchi bomba hanno preso di mira aziende logistiche occidentali. Questi attacchi dimostrano come le imprese siano diventate attori, o bersagli inconsapevoli, nei conflitti geopolitici.
Stando a quanto riportato da Fridström su Aftonbladet, aziende come Arelion stanno valutando l’introduzione di misure più rigorose per rafforzare la protezione delle loro infrastrutture. Tuttavia, Braw avverte che la sicurezza non può basarsi unicamente su soluzioni tecniche: le imprese devono acquisire una piena consapevolezza dei rischi geopolitici che le minacciano.
In questo contesto, il libro di Elisabeth Braw offre indicazioni cruciali. In “Goodbye Globalization: The Return of a Divided World”, l’autrice analizza con chiarezza come l’era della cooperazione globale stia gradualmente cedendo il passo a una competizione sempre più intensa. Le imprese, in questa nuova fase, non possono limitarsi a reagire per sopravvivere, ma devono adottare strategie mirate a preservare il proprio valore e assicurare un ruolo rilevante nello scenario geopolitico.
Quanto accaduto nel Baltico non sembrerebbe quindi un’anomalia, bensì un chiaro segnale di avvertimento: la globalizzazione, da simbolo di interconnessione e stabilità, si sta trasformando in un campo di battaglia invisibile, dove conflitti silenziosi ridefiniscono le regole del gioco globale, costringendo governi e aziende a un ripensamento radicale delle priorità e delle misure di sicurezza.
Lara Ballurio
giornalista