scansionare il codice a barre

Yuka è una applicazione mobile a vocazione salutista che si sposa perfettamente con le esigenze odierne di conoscere e acquistare alimenti di qualità, ma soprattutto poveri di tutte quelle sostanze additive (per esempio nitriti e nitrati) che se consumate con frequenza possono causare malattie molto gravi come il cancro. Yuka, un brand intuitivo e facilmente riconoscibile, permette, grazie alla scansione del codice a barre, di valutare le proprietà di diversi prodotti, nella fattispecie alimentari, bibite e cosmetici, formulando, in coerenza con il risultato, un punteggio che va da scarso ad eccellente, da rosso a verde.

L’obiettivo che ha spinto Julie Chapon, François Martin e Benoît Martin, nel 2017, a fondarla e diffonderla con dinamicità a livello globale è stato quello di supportare i consumatori a fare scelte consapevoli ed a favorire il miglioramento delle esperienze degli stessi rispetto ai loro acquisti.  Tra i suoi pregi possiamo annoverare l’interfaccia intuitiva e accessibile a tutti, anche a chi non è avvezzo alla tecnologia, o il database ricco di milioni prodotti che, grazie alle segnalazioni dei clienti e alla collaborazione con i produttori, è costantemente aggiornato. Perché’ il nome YuKa? La spiegazione è semplice, ma anche curiosa: la moglie Benoît Martin proviene dallo Yucatan in Messico, ed ecco il risultato, una denominazione essenziale, ma allo stesso tempo facilmente memorizzabile e impattante.

Questo utile e funzionale software, divenuto uno strumento di riferimento per milioni di utenti, elabora un punteggio che a sua volta si trasforma in una valutazione basandosi su alcuni parametri. Per gli alimenti, il risultato considera il profilo nutrizionale (il 60% di quello totale), che tiene conto di calorie, grassi, zuccheri e sale, la presenza di additivi (il 30%), con particolare attenzione a quelli considerati nocivi o controversi, la qualità biologica (il 10%), premiando i prodotti certificati biologici. Riguardo ai cosmetici, invece l’app valuta la sicurezza degli ingredienti sulla base, anche qui di studi scientifici, mettendo in evidenza la presenza di sostanze potenzialmente dannose o irritanti. Un ulteriore plus è dato dal fatto che Yuka, oltre ad esaminare on demand i prodotti, elargisce suggerimenti sulle possibili alternative, ovviamente più sane e raccomandabili, contribuendo in questo modo al consumo responsabile. Il problema è che le etichette applicate sui prodotti, purtroppo, non sono sempre facili da interpretare e Yuka ha permesso di superare questa difficoltà decodificando e rendendo queste ultime maggiormente comprensibili. È proprio per questa sua intellegibilità che gli utenti sono arrivati a 40 milioni, di cui 20 solo in Francia.

L’algoritmo utilizzato per la valutazione dei prodotti è lo stesso di Nutri-score, il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari, fortemente supportato dall’OMS, che usa come simbolo comunicativo il semaforo e che accompagna i consumatori al momento dell’acquisto.

Nonostante le sue molte qualità e i suoi evidenti vantaggi Yuka sta incontrando alcune difficoltà che si sono concretizzate, soprattutto, nel conflitto con la Fict (Fédération des entreprises françaises de charcuterie-traiteur) che rappresenta 300 aziende di carne e ristorazione e che nel 2021 l’ha citata in giudizio affermando che le sue valutazioni negative, relative ai nitrati, hanno danneggiato la reputazione di prodotti a base di carne e conseguentemente anche dei loro produttori.  La Corte ha stabilito che le considerazioni negative da parte di Yuka non erano basate su una verità scientifica sufficientemente solida. Tutto questo polverone ha sensibilizzato la comunità su un tema molto importante e cioè che il consumo di questi additivi può essere davvero pericoloso per la nostra salute e che sarebbe auspicabile almeno una riduzione delle dosi  per evitare patologie varie come il botulismo. Un’altra questione emersa, che ha portato allo scontro tra le parti, è che tra gli azionisti di Yuka ci sarebbero diverse aziende che producono alimentari in netta concorrenza con la carne e per questo si è materializzata anche l’accusa di pratica commerciale sleale.

Yuka, a sua volta, si è difesa affermando, attraverso le parole dei suoi fondatori, di essere una realtà indipendente e che nessuno può pagare per apparire nei suggerimenti o nelle alternative proposte in seguito alla valutazione dl prodotto. Sull’altro versante è venuto alla luce, invece, che il vice presidente della Fict, Antoine D’Espous, è il proprietario di diverse aziende che sarebbero state danneggiate economicamente, e non solo, dalla app.  In appello Yuka si è rifatta vincendo contro la Federazione; si è affermato, in sostanza, che l’app ha tutto il diritto di informare i consumatori dei rischi causati da nitriti e nitrati.

Il problema degli additivi, nel frattempo, è esploso ovunque, anche da noi in Italia, l’Airc dice che “nitrati e nitriti, utilizzati soprattutto nella conservazione della carne e degli insaccati, possono subire delle modificazioni chimiche che li trasformano in nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è associato ad aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago”, pertanto sarebbe necessario almeno abbassarne le dosi. La battaglia tra le ragioni di mercato e le considerazioni etico-salutistiche continua, come a finirà?

Maria La Barbera
giornalista

 


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