Inserire nel regime delle spese di giustizia il recupero di crediti provenienti dall’esercizio di una libera professione. Questo è in breve il contenuto di un disegno di legge presentato da 30 parlamentari (primo firmatario l’avvocato Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato) e che riprende una analoga iniziativa arenatasi nella passata legislatura. Ma da allora, l’economia ha risentito del Covid, del conflitto armato in corso, delle difficoltà delle imprese, dei costi in aumento per materie prime, energia e prodotti. Una situazione di crisi che ha finito inevitabilmente per impattare anche sulle professioni, con una progressiva crescita degli insoluti, che colpiscono con sempre maggior incidenza i piccoli e medi professionisti. Per molti di loro il mancato pagamento del compenso professionale da parte del cliente è oramai diventato un elemento che incide gravemente sul reddito. E molti professionisti sono costretti a rinunziare al recupero del credito a causa dei costi che la procedura comporta e che non sono sostenibili per le fasce reddituali più basse.

Una misura che aiuterebbe non poco i professionisti nella tutela delle loro ragioni consiste nell’estendere alle procedure giudiziali che riguardano il recupero del credito costituito da compenso professionale il regime fiscale agevolato previsto per le controversie individuali di lavoro. In queste ultime, come è noto, vige il principio di gratuità delle spese processuali. Il disegno di legge limita tuttavia il provvedimento a “recupero di crediti non superiori a 5.000 euro riguardanti compensi, con accessori di legge, o rimborsi derivanti dall’esercizio di una libera professione organizzata in ordine o collegio, entro la competenza di valore del giudice di pace”.

Il testo completo e la presentazione del   ddl 567__crediti professioni ordinistiche