L’ultimo “Faccia a faccia” della tredicesima edizione del Salone della Giustizia ha visto Andrea Orlando, uno dei fondatori del Partito democratico, aprirsi al confronto sui temi di maggiore attualità, cominciando dal “progetto paese” presentato dal premier Giorgia Meloni. “Positiva la prima impressione per una donna premier – ha esordito Orlando – perplessità subito dopo per l’impianto di destra-destra, con rimozione significativa del ruolo e della posizione dei lavoratori. Niente su salari e precarietà. Annuncio di un condono fiscale e innalzamento del possesso di contante. Vecchio centrodestra, fasciato in involucro polacco”. Sul reddito di cittadinanza, Orlando ha sostenuto che serviva a sostenere la povertà assoluta, con un investimento di cinque miliardi di euro.

“Chi può lavorare non può fare qualsiasi tipo di lavoro. Una madre con bambino non può andare in Romagna per la stagione. E chi ha una specializzazione ma è senza lavoro, non può trasferirsi in Trentino o Lombardia per guadagnare 1.200 euro”. Passando al tema giustizia e al progetto Meloni di aumentare le strutture, Orlando ha ricordato che anche il Movimento Cinque Stelle è su queste posizioni, ma non il ministero della Giustizia. “La certezza della pena non è che deve coincidere col carcere. Noi sosteniamo le posizioni più liberali che spero si manifesteranno anche nella coalizione di destra”. “Se un esponente dell’opposizione viene applaudito dalla maggioranza, beh noi ci facciamo sempre delle domande”: questo il commento di Orlando agli applausi che il centrodestra ha riservato all’intervento di Matteo Renzi ieri al Senato.

“Noi aderiamo in Europa al campo socialista e contrastiamo chi invece trascura le sofferenze e i problemi dei lavoratori. In questo momento pre-congressuale non vediamo alleanze possibili. Se la discussione resta sulla leadership, la vedo male. Se vogliamo lanciare una ‘costituente’ e diciamo già quale dovrà essere il contenuto, non serve a nulla. Prima va risolto il tema della nostra identità, il primo passo è dire quale è il progetto e il disegno: a chi vogliamo dare una mano e contro chi fare battaglie. Occorre dare un giudizio sull’attuale base del capitalismo che valga per il piccolo artigiano, il commerciante, i professionisti alle prese con la sfida dell’intelligenza artificiale. Una forza riformista deve candidarsi a riformare questo impianto”. Se la crisi economica continua a mordere, non si possono escludere ribellione e moti di piazza.

“Il Partito democratico sta migliorando nelle adesioni dei lavoratori, dei giovani precari. Dobbiamo moltiplicare allora questa vicinanza, farci carico del lavoro povero che avanza di pari passo con l’inflazione”. Sulla guerra in Ucraina, “bisogna aiutare il paese aggredito, ma non basta. Non sono entusiasta delle posizioni in Europa del rappresentante della mia famiglia in politica estera. Possiamo aiutare il processo di pace coinvolgendo altri soggetti internazionali”.

 

 

 

 

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Redazione IUS101.it