La sindrome fibromialgica insorge quando vengono a mancare quelle risorse che ci aiutano a non sentire il dolore e l’affaticamento, a darci benessere, a mediare la trasmissione dell’impulso neurologico e la contrattura muscolare, a determinare una lucidità mentale e una rapida ricerca dei ricordi, dei termini e dei luoghi, che ben si conoscono ma che possono essere ritrovati con lentezza qualora i serbatoi endorfinici siano carenti.

 

I serbatoi che raccolgono questi mediatori si svuotano con facilità quando la nostra mente è sempre in funzione, quando deve occuparsi contemporaneamente di tante cose, quando i ricordi negativi tendono a prevalere su quelli positivi

 

A dare poi uno stop a questo iperconsumo ci pensa il sonno, ciò vuol dire che, particolarmente nelle ore di buio, avviene un rifornimento di questa benzina, chr è fondamentale per il nostro benessere.

 

Ma, soprattutto le donne, hanno difficoltà a spegnere e fare riposare il cervello, a consentirne una ripresa funzionale, a rilassarsi al momento di coricarsi, interrompendo il disturbo di luci e dispositivi sulla fase di addormentamento, al fine solo di ricaricarsi e potersi occupare il giorno successivo della risoluzione dei problemi e perché questi siano un po’ meno angoscianti, specie quando il loro pensiero si aggiunga ad un malessere fisico persistente.

 

Qui avviene già il primo depauperamento di questo patrimonio endorfinico: per poter distrarre la nostra mente dall’affollamento dei pensieri e dal suo vorticoso ed incalzante sommamento, un carattere particolarmente sensibile e con grande senso di responsabilità sente la necessità di distrarsi con altro, ed inizia ad addormentarsi, facilitando questo processo che avvia alla fase 1 e 2 non REM del sonno, guardando la televisione (ad es. un film), a giocare sul cellulare o chattare con i social, a portarsi a letto il lavoro con il tablet o addirittura il computer.

 

Il sonno, a quel punto riesce ad essere profondo non oltre la fase 3 di sonno non REM e, prima di giungere alla fase 4, si ha già una superficializzazione di esso, un micro o un macrorisveglio, interrompendo l’attivazione del patrimonio endorfinico accumulato e pertanto rendendo vana la funzione più importante del sonno, quella che serve per ricaricarci nelle fasi di buio e di permettere nelle fasi di sonno 4 non REM una completa attivazione di questi fondamentali trasmettitori.

 

Tra l’altro, interrompendo il passaggio da fase 1 e 2 non REM e fino alla fase 3 senza riuscire ad avere un sonno profondo in fase 4, anzi risvegliandosi, il processo riprende dall’inizio e si ha un salto completo di una fase di attivazione endorfinica ed è necessario sperare che non vi siano altre interruzioni.

 

Anche il sonno REM subisce una involuzione ed una alterazione, per cui tale fase onirica può divenire più agitata, i sogni si trasformano talora in incubi, che si tende a rimuovere e a scordare alla mattina al risveglio, con un sonno che non è mai ristoratore e che non adempie a quella che rappresenta la sua funzione più importante.

 

Per cui, la notte è tormentata da risvegli, da urgenze minzionali, da difficoltà nel trovare posizioni antalgiche, fino ad un vero e proprio dormiveglia dalla metà notte in poi, con la possibilità anche di incorrere in notti completamente insonni.

 

Se l’attivazione dei trasmettitori endorfinici subisce ritardi e interruzioni, non va meglio neanche al suo rifornimento, che avviene con un movimento costante e piacevole.

 

Il dolore impedisce che l’attività fisica riproduca il patrimonio endorfinico, la stanchezza rende molto più difficoltosa anche una semplice passeggiata, l’esigenza di doversi riposare spesso durante la giornata impedisce al movimento di poter essere costante, adempiere alle faccende domestiche diventa quasi impossibile, e si arriva ad avere anche difficoltà nel flettere il tronco sul lavabo per potersi lavare il viso o nell’intento di infilarsi pantaloni o calze, figuriamoci se poi bisogna allacciarsi le scarpe!

 

Viene meno l’autonomia, ed il paziente fibromialgico, che ha sempre fatto tutto da solo, ha ora bisogno di aiuto. Non sempre i familiari riescono ad afferrare le sue difficoltà, anche perché continua a fare le cose che faceva prima, con difficoltà ed abnegazione, ma senza alcuna interruzione, perché il suo senso di responsabilità rimane elevato ed il suo dovere viene prima del suo malessere.

 

Per cui inizia con difficoltà e malavoglia a fare tutto quello che gli compete, dal pensare ad accompagnare i figli a scuola, o i genitori o i suoceri a fare accertamenti clinici, a pensare al proprio decoro ed a quello della casa, ad andare a lavorare dove peraltro nessuno comprende le sue serie difficoltà.

 

E tutto questo stress contribuisce a ridurre il già carente patrimonio endorfinico.

 

La cura non sarebbe difficile e neanche costosa; sarebbe sufficiente passeggiare ogni giorno in modo piacevole e coricarsi presto alla sera nel proprio letto (mai sul divano addormentandosi nel guardare la televisione!), cercando di non far mai interrompere il sonno da rumori o dal ritorno a casa dei figli, da animali domestici nella camera da letto, rilassandosi completamente, dopo aver chiuso luce e dispositivi, sempre nell’atto di coricarsi e ben  prima di addormentarsi.

 

Ma è proprio tutto ciò che non si riesce più a fare! E si entra in quel circolo vizioso per cui le endorfine non vengono prodotte dall’esercizio fisico aerobico e non vengono più attivate in un sonno profondo, costante e ristoratore.

 

È l’inesorabile segno che l’equilibrio si è rotto e che presto ogni nuovo disturbo si sommerà all’atro fino a costituire la più completa (e del tutto simile in ogni parte del mondo) moltitudine sintomatica di una sindrome fibromialgica.

 


Andrea Arcieri 

Medico Internista Reumatologo Docente università Sapienza di Roma