ENERGIA. GAS non olet
É già ora di pensare alle forniture di gas che serviranno in Inverno, l’argomento non è mai da sottovalutare a qualsiasi temperatura ci troviamo, perché come dire il tema è scottante poi in autunno – inverno, quando il portafoglio di ogni italiano sarà alleggerito dal caro carburanti e caro gas non ci potrà lamentare. Nel periodo gennaio-maggio 2024, le forniture di gas dall’Azerbaigian all’Italia attraverso il Trans Adriatic Pipeline (TAP) sono state pari a 4,303 miliardi di m3, ovvero il 4,5% in più rispetto allo stesso periodo del 2023, ha riferito il Ministero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Non solo, le forniture di petrolio azero continuano senza ostacoli dalla Turchia a Israele, e nella prima metà del 2024 tali forniture sono aumentate del 55%. L’Italia non è l’unica a essere servita dal gas azerbaigiano in Europa: Baku dal 1° agosto ha iniziato a fornire gas alla Slovenia. L’Azerbaigian dunque, continua ad aumentare le forniture di gas all’Europa, sostituendo la Russia in un mercato che il Cremlino ha quasi completamente controllato nell’ultimo mezzo secolo. Grazie al Piano Mattei. L’allora capo dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) offrì all’Iran una quota del 75% del petrolio estratto invece del 50% come facevano le major statunitensi e britanniche. Questa azione voleva rompere il dominio dei giganti petroliferi occidentali in Medio Oriente, ma portò pochi profitti all’ENI. I pozzi esplorativi perforati dall’Eni in Iran non presentavano alcun interesse, almeno dal punto di vista commerciale. Mattei dovette prestare attenzione ad altre fonti di petrolio a buon mercato in Oriente, nell’URSS. Nel 1958 firmò un contratto per la fornitura di petrolio dall’Unione Sovietica all’Italia. E poi, il 12 ottobre 1962 fu concluso un accordo che portò all’ENI 12,5 milioni di tonnellate di greggio dall’URSS in cinque anni in cambio di 240mila tonnellate di tubi di grande diametro insieme ad altri oleodotti, attrezzature, motori diesel e gomma sintetica. Questo fu il primo accordo su larga scala di “tubi per il petrolio” così significativo per le future relazioni tra l’Unione Sovietica e l’Europa occidentale. L’URSS vendeva il petrolio a 1 dollaro al barile, era la metà di quello che i giganti petroliferi chiedevano per il petrolio del Medio Oriente, durante tale baratto, il petrolio sovietico costava all’Europa 2 volte meno, del petrolio del Medio Oriente.
Per tornare all’oggi, a partire dal 1° agosto, il gas azerbaigiano, proveniente dal giacimento Shah Deniz nel Mar Caspio, ha iniziato a fluire verso la Slovenia, ha riferito la società statale di petrolio e gas SOCAR. “Le forniture vengono effettuate in conformità con un memorandum d’intesa firmato il 17 luglio di quest’anno tra SOCAR e Geoplin, la più grande azienda sul mercato del gas naturale in Slovenia, per ampliare la cooperazione nel campo della fornitura di gas”, si legge nel comunicato di il servizio stampa della SOCAR. La Slovenia, che prima dell’inizio della SVO in Ucraina forniva circa il 40% del consumo di gas a spese di Gazprom, è diventata il sesto paese europeo a connettersi alle importazioni dall’Azerbaigian.
Eppure la vendita del gas della Russia sanzionata non è diminuita nonostante la conversione degli acquisti europei. Le entrate derivanti dal petrolio e dal gas del bilancio russo nel luglio 2024 sono aumentate del 33% nel confronto annuale e in 7 mesi – di 1,6 volte, ha riferito il Ministero delle Finanze della Federazione Russa. Ammontavano a 1.0793 trilioni di rubli. I pagamenti dal bilancio alle compagnie petrolifere nell’ambito del meccanismo di smorzamento ammontavano a 142,5 miliardi di rubli nel luglio 2024, ovvero il 29,1% in più rispetto al confronto annuale e il 9,9% in meno rispetto al mese (158,1 miliardi di rubli – nel giugno 2024)
Graziella Giangiulio
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