Accordo firmato Italia Albania

La gestione extraterritoriale prevista dal Protocollo per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, stipulato tra l’Italia e l’Albania il 6 ottobre 2023 (di seguito, “Protocollo”), ha tre caratteri principali.

In primo luogo, non prefigura una fuga dalle responsabilità dell’Italia per l’accoglienza e il rimpatrio dei migranti. Assumendo come riferimento l’accordo tra Regno Unito e Ruanda (che ricalca i più noti accordi internazionali dello stesso genere, tipicamente conclusi tra Paesi del Nord e del Sud del mondo), la differenza è duplice. Non solo l’Albania è un Paese terzo sicuro in base ai più elevati standard internazionali, diversamente dal Ruanda. Ma, soprattutto, il Protocollo in esame prevede la giurisdizione italiana nei siti di sbarco e trattenimento concessi dall’Albania: di conseguenza, non vi è un trasferimento della responsabilità per l’accoglienza e il rimpatrio dei migranti in capo al Paese terzo (Albania), diversamente da quanto prevedeva l’accordo del Regno Unito con il Ruanda.

In secondo luogo, la giurisdizione italiana sui centri albanesi comporta l’applicazione alle persone ivi condotte delle ordinarie norme italiane ed europee sull’immigrazione e sull’asilo. Secondo il Protocollo, i centri e le procedure in Albania saranno gestiti «secondo la pertinente normativa interna ed europea» e le controversie saranno «sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana» (art. 4, c. 2). Inoltre, avvocati, ONG e agenzie UE potranno accedere ai due centri, al fine di prestare consulenza e assistenza ai richiedenti asilo e, così, «assicurare il diritto di difesa» (art. 9, c. 2).

In terzo luogo, l’accordo ha un rilievo europeo, sia perché la Germania e altri partner dell’Unione vi intravedono un modello giuridicamente sostenibile, compatibile con il diritto UE, in grado di prevenire i movimenti secondari nello spazio Schengen; sia perché il regolamento UE sulle procedure di asilo, a breve in vigore, imporrà agli Stati membri frontalieri, Italia in primis, di rafforzare i loro sistemi di trattenimento dei migranti in arrivo, data la obbligatorietà della procedura di frontiera per alcune categorie di richiedenti asilo.

L’accordo Italia Albania esternalizzando la gestione dei flussi migratori irregolari fuori dai confini europei, inoltre, si pone, così come ampiamente riconosciuto anche dalla Von Der Leyen e dalla commissaria Suica, come un modello virtuoso da seguire, in grado di spezzare il traffico di esseri umani e di porre un duro argine alla criminalità organizzata che lucra sulla pelle di uomini, donne e bambini mandati senza alcuno scrupolo a morire in mare. Uno dei maggiori effetti del trattato è quello della deterrenza, considerato che sapere di non poter arrivare sul territorio italiano ed europeo disincentiva alla partenza. Ulteriore effetto che si sta registrando è quello della più efficace identificazione, dunque più rapido rimpatrio, dei migranti irregolari, che, come si è visto, sono più propensi a consegnare i propri passaporti per non essere appunto soggetti alle procedure accelerate di frontiera. Verso la fine di febbraio la corte europea di giustizia si pronuncerà sui ricorsi presentati da alcuni tribunali italiani per l’accertamento in via pregiudiziale della conformità della normativa italiana a quella europea sulle procedure accelerate di frontiera, alla base della possibilità di trattenere i migranti provenienti da paesi sicuri presso i centri albanesi. Ritengo che, così come già stabilito dalla Corte di Cassazione non si potrà non ritenere che sia di competenza esclusiva degli stati membri l’individuazione della lista dei paesi sicuri, punto che è stato sconfessato da molteplici provvedimenti giurisdizionali italiani, determinando così il rallentamento dell’avvio dell’intera operazione. Ad ogni modo oggi il governo ha riavviato i trasferimenti, con l’invio di 49 migranti provenienti da Egitto, Bangladesh, Gambia e Costa d’Avorio. Sono certa della genuinità e della fattibilità di questo accordo, che rende l’Italia una apripista in Europa e nel mondo di un modello nuovo ed efficiente di gestione dei flussi migratori irregolari.

Sara Kelany
Parlamentare alla Camera dei deputati
Responsabile del dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia

 


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