Leggiamo sui quotidiani una notizia sinistra ed inquietante. Rosario Aitala e Karim Khan , giudice e Pm della Corte Penale Internazionale dell’Aia, sono stati incriminati dalle autorità giudiziarie russe . Nei loro confronti è stato emesso un mandato di arresto e attualmente sono ricercati. La loro colpa consiste nell’aver esercitato le rispettive funzioni di magistrati con coraggio e dedizione nell’accertare le responsabilità di Vladimir Putin in relazione a gravi crimini di guerra perpetrati nel corso dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe militari russe. La notizia ha un aspetto surreale: magistrati che inquisiscono altri magistrati imputandogli di aver fatto il loro lavoro di magistrati. Ma prevale su questa incredibile insensatezza la gravità dei significati impliciti e sottesi a questa iniziativa: il disconoscimento dell’autorità della Corte Penale Internazionale e per gli accertamenti condotti dai suoi giudici, il disprezzo per i principi del diritto sovranazionale, la strumentalizzazione della funzione giudiziaria nazionale russa svilita a mezzo di ritorsione. Si tratta di uno strappo gravissimo ai principi del diritto internazionale e di un inedito attacco alla funzione giurisdizionale che impone una reazione di severa condanna e di un rafforzato impegno per la tutela della giurisdizione internazionale e della stessa incolumità dei suoi giudici attinti da questa insidiosa intimidazione mascherata dalle forme improprie di attività giudiziaria.
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