L’estate del 1992 fu come sempre calda e afosa a Palermo. Nella prima settimana di luglio il mafioso Giuseppe Graviano effettuò un primo sopralluogo in Via Mariano D’Amelio. Si cercò poi un appartamento nelle vicinanze che probabilmente servì come base logistica. Nella notte dell’8 luglio una Fiat 126 color amaranto venne rubata e portata in un capannone dove Gaspare Spatuzza custodiva dell’esplosivo militare di tipo Semtex-H. Tre giorni dopo l’auto imbottita di tritolo venne spostata in un garage a Corso dei Mille. Nello stesso giorno Salvatore Biondino, Salvatore Biondo e Giovan Battista Ferrante si occuparono di testare il telecomando e le trasmittenti. Tra il 13 e il 14 luglio iniziò il pedinamento del giudice Borsellino.

Il giorno precedente l’attentato Spatuzza acquistò vicino al garage di Corso dei Mille due batterie per auto e un’antennina da posizionare sull’auto bomba. Alle prime ore del mattino del 19 luglio intorno a Via Cilea, dove abitava Borsellino, e a Via D’Amelio iniziarono le ultime verifiche. Alle 16:52 Ferrante chiamò da una cabina telefonica segnalando il passaggio delle tre auto blindate del giudice, che come spesso accadeva la domenica, stava andando a trovare la madre. Alle 16:58 l’auto del giudice e della scorta arrivarono in Via D’Amelio. Novanta kg di Semtex-H telecomandati a distanza fecero disintegrare la Fiat 126 che era stata parcheggiata a pochi metri dal portone dell’abitazione della signora Borsellino. Fu strage.

L’unico sopravvissuto Antonio Vullo dichiarò successivamente “Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dall’auto. Io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto.”