Giorgia Meloni indagata, Centrodestra unito: Ora si accelera sulla riforma della giustizia. Referendum tra un anno.
Tutti allineati. Compattezza totale. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha riunito a Palazzo Chigi i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, trovando pieno accordo anche con Maurizio Lupi di Noi Moderati. La direzione da seguire è chiara: dopo l’avviso di garanzia notificato alla premier, al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi in merito al caso Almasri, diventa prioritario accelerare in Parlamento sulla riforma della giustizia, in particolare sulla separazione delle carriere.
La coalizione di governo (ufficialmente il vertice riguardava anche la gestione dei centri per migranti in Albania, altro tema che vede la maggioranza unita e in contrasto con la magistratura) è determinata e convinta che l’azione dei magistrati sia una “rappresaglia” contro il disegno di legge sulle riforme costituzionali, che ha già ottenuto l’approvazione iniziale alla Camera. Ora che è al Senato, questa riforma avrà priorità assoluta rispetto ad altri provvedimenti, incluso il premierato e le modifiche sull’autonomia differenziata delle regioni.
“Serve una risposta chiara e immediata, andiamo avanti senza esitazioni”, affermano gli esponenti più vicini a Meloni. Inoltre, accanto alla riforma costituzionale potrebbe essere introdotto anche un disegno di legge ordinario volto a rafforzare la responsabilità civile e penale dei magistrati. L’idea di fondo è semplice: chi commette errori – liberando un criminale o incarcerando un innocente – deve risponderne, esattamente come accade per altre categorie professionali, come medici e forze dell’ordine.
“Non accetto ricatti”, ha dichiarato Meloni nel comunicare al Paese l’avviso di garanzia, segnando un punto di svolta nella sua strategia. La linea è quella dello scontro diretto con l’Associazione Nazionale Magistrati, indipendentemente dal fatto che al suo interno la corrente di destra abbia ottenuto la maggioranza relativa. Per il governo, questo non cambia la necessità di una riforma radicale. Il calendario legislativo, secondo quanto riportato da Affaritaliani.it, è già stato definito: entro la primavera, probabilmente prima della pausa estiva, il Senato darà il via libera definitivo al disegno di legge costituzionale.
Successivamente, trascorsi tre mesi, si terrà il secondo passaggio parlamentare, che sarà rapido e senza ulteriori modifiche, andando direttamente al voto in Aula. Secondo fonti della maggioranza, entro dicembre arriverà l’approvazione finale della riforma costituzionale sulla giustizia, che introdurrà la separazione delle carriere e due distinti Consigli Superiori della Magistratura.
Non avendo ottenuto i due terzi dei voti necessari, il referendum si svolgerà all’inizio del 2026, tra febbraio e marzo. Si tratterà di un passaggio cruciale, che il Centrodestra trasformerà in una sfida politica diretta contro la magistratura, spesso accusata di essere “troppo politicizzata” e di aver colpito in passato Silvio Berlusconi, poi Matteo Salvini per il caso Open Arms e ora direttamente la premier insieme a due ministri chiave del governo.
Si prevede una campagna elettorale intensa, con il referendum che sarà presentato come un’opportunità per i cittadini di bocciare il sistema giudiziario attuale e approvare la riforma promossa dall’esecutivo. Da parte del governo, si sottolinea che la giustizia si è trasformata troppo spesso in “mala-giustizia”. Le opposizioni, in particolare il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, si schiereranno con l’ANM per il “no”, preparando un confronto politico particolarmente acceso e combattuto.