La violenza antisemita nelle curve degli stadi di calcio rappresenta un fenomeno inquietante che continua a manifestarsi in varie forme, dalle espressioni verbali agli atti vandalici. Recentemente, in Italia, si sono verificati episodi significativi che mettono in luce la gravità della situazione. A Milano, un’importante indagine ha condotto all’arresto di 18 capi ultrà delle squadre di calcio Inter e Milan. Le accuse mosse contro di loro includono la promozione di ideologie antisemite e razziste, una dimostrazione chiara di come certe ideologie possano trovare terreno fertile nelle curve degli stadi. Questo ha spinto il procuratore nazionale antimafia a evidenziare i pericoli delle derive criminali legate al mondo del calcio, sottolineando la necessità di un intervento deciso per contrastare queste tendenze. Anche a Roma, la situazione non è differente. La capitale ha visto la comparsa di adesivi raffiguranti Adolf Hitler in versione calciatore, un atto provocatorio e offensivo che ha suscitato indignazione. Questi adesivi sono stati trovati in diversi quartieri, dimostrando come il problema dell’antisemitismo non sia confinato solo agli stadi, ma possa propagarsi anche nelle comunità.
Negli ultimi anni, diversi eventi di cronaca hanno portato alla luce la persistenza di questo problema. Uno dei casi più noti è avvenuto in Italia, dove la curva Nord della Lazio è stata coinvolta in vari episodi di antisemitismo. Nel 2017, durante una partita all’Olimpico, alcuni tifosi laziali hanno esposto adesivi raffiguranti Anna Frank con la maglia della Roma, un gesto che ha provocato un’ondata di indignazione sia a livello nazionale che internazionale. Questo incidente ha spinto le autorità italiane a prendere provvedimenti, tra cui l’organizzazione di letture pubbliche del Diario di Anna Frank prima delle partite.
Un altro episodio si è verificato in Inghilterra, un paese dove il calcio è una parte fondamentale della cultura nazionale. I tifosi del Chelsea sono stati più volte oggetto di critiche per i cori antisemiti rivolti ai rivali del Tottenham Hotspur, una squadra storicamente associata alla comunità ebraica. Nonostante le condanne pubbliche e le misure disciplinari adottate dal club, il problema persiste, evidenziando la difficoltà di sradicare questi comportamenti anche in presenza di regole ferree. Anche in Germania, si sono verificati episodi simili. Le curve di alcune squadre, come il Borussia Dortmund, sono state teatro di scandali legati a cori e insulti antisemiti. Questi episodi hanno portato all’introduzione di iniziative educative e campagne di sensibilizzazione da parte dei club e delle federazioni, nel tentativo di promuovere un ambiente più inclusivo e rispettoso.
L’antisemitismo negli stadi non è limitato all’Europa.
In Argentina, per esempio, i tifosi del River Plate e del Boca Juniors, le due squadre più popolari del paese, sono stati coinvolti in scontri verbali che includevano insulti antisemiti contro i sostenitori del Club Atlético Atlanta, un club associato alla comunità ebraica di Buenos Aires.Questi episodi indicano un problema più ampio di intolleranza che si manifesta nel calcio, uno sport che dovrebbe unire le persone indipendentemente dalle loro origini o credenze. Le organizzazioni calcistiche a livello mondiale, come la FIFA e la UEFA, hanno cercato di affrontare il problema attraverso sanzioni e programmi educativi, ma la sfida rimane complessa. La cultura delle curve, spesso caratterizzata da un forte senso di identità e rivalità, può diventare un terreno fertile per l’estremismo di vario tipo, inclusa la diffusione di ideologie antisemite. Durante le partite, cori antisemiti e atteggiamenti di intolleranza continuano ad essere segnalati, sollevando interrogativi sull’efficacia delle misure attualmente adottate per contrastare tali comportamenti. Mentre alcuni club italiani si sono impegnati a combattere l’odio e la discriminazione, le azioni intraprese finora non sembrano sufficienti rispetto a quelle attuate da club stranieri. Tutto ciò evidenzia la necessità, soprattutto in Italia, di un approccio più rigoroso e inflessibile tra le autorità, le società sportive e le associazioni di tifosi per debellare questo fenomeno. Solo attraverso un impegno congiunto e la promozione di valori di rispetto di ogni diversità si potrà sperare di vedere un cambiamento positivo nelle curve degli stadi di calcio.
Elisa Garfagna
giornalista