Equilibrio del giudice, maggiore attenzione alle garanzie, investimenti strutturali e in risorse umane.

E ancora, un maggior raccordo fra mondo accademico e delle professioni giuridiche. Sono questi alcuni degli argomenti emersi durante l’incontro. I relatori sono stati Pietro Curzio, presidente Corte Suprema di Cassazione; Tommaso Miele, presidente aggiunto della Corte dei Conti; Maria Masi, presidente Consiglio Nazionale Forense; Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo; Guido Alpa, presidente emerito del Consiglio Nazionale Forense; Romano Vaccarella, ordinario di Diritto Processuale Università Sapienza di Roma. Il dibattito è stato moderato da Paolo Liguori, direttore TGCOM 24.

 

Curzio ha ricordato che “servono risorse finanziarie e umane per fare buona giustizia”. Nonostante le nuove assunzioni in alcuni settori, “mancano ancora i giudici”. Poi ha ricordato che il 40% dei giudizi civili è per cause tributarie e c’è una proposta di estinguere le cause con bassi importi o in cui è impossibile incassare. Occorre, ha aggiunto, “concentrarsi sulle cause importanti che riguardino le grandi evasioni”. A ogni modo, servirebbe anche un “filtro amministrativo” per le cause civili, per far sì che la pubblica amministrazione (quasi sempre parte in causa) possa risolvere i contenziosi senza andare in giudizio.

 

Secondo Miele, “non ci possiamo permettere di abbassare la guardia davanti alle risorse del Pnrr”. “Noi magistrati – ha sottolineato – dobbiamo amministrare la giustizia con equilibrio e assistere le amministrazioni pubbliche a tenere i conti in ordine”. Inoltre, occorre “superare una stagione in cui il giustizialismo ha messo in ombra le garanzie”. Significa quindi “recuperare la cultura delle garanzie che forse si è persa”. Insomma, “la funzione non deve mai diventare potere” così come dal legislatore “serve un grosso sforzo per la qualità delle regole”.

 

Violante ha osservato che, per quanto riguarda il processo digitale, “le strutture non sono pronte. Servono investimenti”. Ma bisogna fare un passo in più nel campo della formazione: “Serve un miglior rapporto fra università e avvocatura. L’assenza di relazioni porta a queste difficoltà”. Violante non ha poi risparmiato una stoccata ai mass media relativamente alla presunzione di innocenza: “I mezzi di informazione rispettino le persone”. In un tale contesto, “sarebbe anche più facile per il magistrato e l’avvocato fare il loro mestiere”.

 

Per Masi, il tema deve essere affrontato a tutto campo: “Confidiamo che si alimenti un approccio culturale diverso che investa tutti gli operatori”.

Ad esempio, “una formazione di qualità si traduce in competenza. Speriamo che ci sia un forte investimento non autoreferenziale per attuare un equilibrio di funzione e non di potere”.

 

 

Da parte sua Vaccarella, dopo aver attaccato il “sistema di porte girevoli” in magistratura, ha detto che le impugnazioni sono “un lusso che non possiamo sempre permetterci”. Poi ha ricordato che “le decisioni della Corte Costituzionale non possono essere contestate, e a volte non è possibile nemmeno che lo facciano le Corti internazionali”.

 

 

 

Alpa ha sottolineato che i rapporti della Banca mondiale degli investimenti (“sempre critica verso l’Italia”) scoraggiano “gli investitori stranieri dall’investire in Italia”. “Il fatto che la giustizia sia malata pesa sull’immagine del nostro paese. L’Italia non lo merita”. Quanto al Parlamento, secondo Alpa, “approva leggi scritte male, con conflitti di interpretazione. La Cassazione coordina correttamente l’interpretazione ma a volte ha orientamenti oscillanti”. Quanto alla formazione, “c’è ancora divaricazione fra preparazione teorica e aspetti pratici”. Ad ogni modo, ha concluso, “questa riforma è solo un inizio. Ci sono carenze strutturali, organizzative, nella strumentazione. L’equilibrio è essenziale non solo da parte del giudice ma anche da parte dell’avvocato. Problemi in moltiplicazione delle cause, più che nella loro durata”.

 

 

 

Redazione IUS101.it

YouTube player