Può un ente privato ridurre le tasse a privati cittadini? E farsi pagare 150 euro per il disbrigo della pratica? C’è un consistente danno erariale in questo meccanismo, che viene addirittura consentito dallo Stato in regime di monopolio? Lo “scandalo delle ventennali” sta esplodendo e il mondo delle auto d’epoca rischia di esserne pesantemente coinvolto. Alla base del fenomeno c’è il Certificato di rilevanza storica (CRS) che viene rilasciato a veicoli di età compresa tra i 20 e i 29 anni e che consente uno sconto del 50% sul pagamento della tassa di circolazione (in alcune regioni, come Lombardia ed Emilia Romagna, l’agevolazione è del 100%), forti riduzioni sui costi assicurativi e sui passaggi di proprietà, agevolazioni comunali per il transito in centri storici e fasce verdi.
L’abbassamento da 30 a 20 anni del limite di età per il riconoscimento della storicità di un veicolo; una procedura della certificazione che non contempla controlli né preventivi né successivi; la situazione di monopolio a favore di quattro enti certificatori di natura privata; l’attribuzione di ogni competenza decisionale in materia a semplici club di appassionati; il tutto ha prodotto una crescita esponenziale dei CRS che ha consentito di qualificare “storici” veicoli che non hanno aspetti culturali, estetici, industriali o collezionistici. Ma sono in gran parte semplicemente vecchi, inquinanti, insicuri.
Su 40 milioni di auto circolanti in Italia ve ne sono 5,9 milioni tra i 20 e i 29 anni (3,5 milioni sono Euro 0). Risale al luglio del 2002 uno dei primi passi verso la sicurezza stradale e cioè l’obbligo dell’airbag. Questo significa che ne sono sprovvisti otto milioni di vetture. Il beneficio fiscale del CRS consente invece la circolazione a veicoli pericolosi, più inquinanti e utilizzati in gran parte tutti i giorni (al contrario delle auto dichiarate di “interesse storico” dopo i 30 anni età, come da Direttiva 2014/45/UE).
Dovrebbe essere il ministero dei Trasporti a emanare una apposita lista riservata ad auto ventennali (serie speciali, produzione limitata, tecnologia innovativa, prototipi, meriti sportivi); ad ampliare il numero degli enti certificatori; a pretendere dagli esaminatori competenze specifiche e documentali per evitare che sia un semplice appassionato a stabilire liberamente chi possa essere sgravato da una tassa dello Stato. Oltre tutto, con l’obbligo di iscriversi ogni anno al registro nazionale e di pagare inoltre sia il tesseramento al club sia il disbrigo della singola pratica.