Morto a Roma Enzo Carra, giornalista e politico. Fu portavoce di Arnaldo Forlani e capo ufficio stampa della Democrazia Cristiana. Ha lavorato a lungo come autore in RAI, occupandosi di numerose inchieste televisive. Nel 2001 viene eletto alla Camera dei Deputati nella lista della Margherita, entrando nel gruppo parlamentare dell’Ulivo nella XIV legislatura. Rieletto nella XV legislatura sempre nell’Ulivo-PD, prosegue la sua attività parlamentare anche nella XVI legislatura prima con il PD fino al 2010 e fino a fine legislatura nel 2013 con l’UDC per il Terzo Polo.

Nel 1993 il procuratore Antonio Di Pietro durante ‘Mani Pulite’ interroga Carra su un’inchiesta riguardante una tangente alla DC di 5 miliardi nell’ambito dell’operazione Enimont. Carra risponde alle domande. Di Pietro non convinto dalle risposte ricevute lo incrimina e lo arresta per “false e reticenti informazioni rese al Pubblico Ministero”. Il 4 marzo 1993 fu condotto direttamente dal carcere al tribunale con gli schiavettoni in bella vista e scortato da due carabinieri. La sua foto in aula divenne un’immagine da “sbatti il mostro in prima pagina”. Furibonde furono le reazioni del mondo politico. Il TG1, il TG3 e il TG4 non misero in onda le riprese di Carra in manette.

Carra venne condannato in primo grado, in secondo grado e nel 1995 la Cassazione confermò la condanna. Il tribunale di sorveglianza di Roma nel 2004, basandosi sulle conclusioni del Procuratore Generale, riabilitò Carra. L’ultima apparizione pubblica di Enzo Carra è stata al Salone della Giustizia nello scorso ottobre, quando partecipò ad un dibattito che affrontava il tema del processo mediatico iniziato proprio ai tempi di Tangentopoli.

Il suo intervento al 13° Salone si può seguire al seguente link: 1992: Nasce il processo mediatico