È stato una delle colonne del garantismo in Italia. Su questo c’è poco da discutere. Niccolò Ghedini è morto ieri di leucemia. Aveva lavorato fino all’ultimo minuto, all’ultimo secondo. Da avvocato e da politico. È stato lui a preparare l’uscita di Berlusconi, mercoledì, sull’abolizione dell’appello in caso di assoluzione in primo grado. Gli mancavano poche ore, quando ha scritto quelle ultime righe, stava male da più di un anno, la leucemia aveva corroso da dentro il suo corpo magrissimo, ma lui continuava a vivere per quelle due idee lì che gli avevano assorbito tutta l’esistenza: la politica e il suo essere avvocato. Lo ho conosciuto qualche anno fa, quando dirigevo “Il Dubbio”. Non ho avuto molti rapporti con lui, ma sempre correttissimi e sempre molto utili. Era informatissimo, conosceva in modo profondo e sapiente tutte le questioni del diritto e moltissime vicende giudiziarie. Non ti negava mai un aiuto. Conosco pochissimo le sue vicende politiche e il ruolo che ebbe in Forza Italia. Io conosco il ruolo che ha avuto nella battaglia contro la sopraffazione delle procure. Lui è stato decisivo. Ha combattuto, ha rischiato, come rischia chiunque si mette contro il potere del partito dei Pm. Niccolò Ghedini era avvocato, era avvocato, era avvocato. Il Diritto e soprattutto il diritto alla difesa era la bussola della sua intelligenza. Non ce ne sono molti come lui. Sicuramente ci mancherà. O comunque mancherà a quel gruppetto piccolo piccolo di persone che ancora pensano davvero che il garantismo sia la chiave della civiltà e che oggi viviamo tempi cupi nei quali prevale l’odio, la voglia di vendetta, i valori ispirati alla punizione e al manicheismo. Ghedini era padovano, aveva 62 anni, aveva iniziato giovanissimo a fare l’avvocato e, sempre giovanissimo, era stato segretario delle Camere penali quando presidente era il mitico avvocato Frigo. Era un uomo di destra. È diventato famoso in quanto avvocato di Berlusconi. Ma la sua carriera non è solo Berlusconi e la sua nitidezza intellettuale non è solo di destra. Non ha combattuto solo per Berlusconi, ha combattuto per le questioni di principio. E ha avuto grandi risultati. Su quasi cento procedimenti giudiziari subiti, Berlusconi ne ha perso uno solo (quello famoso sulla frode fiscale di Mediaset, che peraltro pende ancora alla Corte di Strasburgo) e credo che nessun avvocato possa esibire un palmares di vittorie così alto. Non è retorica se lo dico: sento che senza Ghedini la battaglia garantista sarà ancora più difficile e furiosa.

Piero Sansonetti
direttore Il Riformista