Niente da fare, i Carabinieri non sono riusciti a identificare il brigatista in fuga dopo il conflitto a fuoco in cui rimasero uccisi Mara Cagol e l’appuntato Giovanni D’Alfonso. La sparatoria avvenne il 5 giugno del ‘75 alla cascina Spiotta, dove le BR avevano rinchiuso l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, rapito il giorno prima. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato il primo marzo di quest’anno agli indagati, i brigatisti Lauro Azzolini, Renato Curcio (marito della Cagol), Mario Moretti e Pierluigi Zuffada. Il comunicato, diffuso dalla Procura della Repubblica di Torino, afferma che “dopo il conflitto a fuoco uno dei sequestratori riuscì ad allontanarsi ed ogni tentativo di identificarlo è stato finora vano”. Viene inoltre specificato che “il procedimento si trova al termine della fase delle indagini preliminari e gli indagati sono ritenuti non colpevoli fino alla sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili”. L’istruttoria era stata riaperta sulla base di nuovi elementi portati all’attenzione della magistratura dal figlio dell’appuntato D’Alfonso, carabiniere pure lui.

Roberto Chiodi
giornalista