Giustizia, Sisto: L’Italia non può permettersi guerre di religione


Dall’eliminazione del reato di abuso d’ufficio alla riforma Cartabia passando per i conflitti magistratura-politica e per le problematiche del sistema carcerario e della scrittura delle norme: sono questi alcuni dei temi affrontati da Francesco Paolo Sisto, già sottosegretario alla Giustizia nel governo guidato da Mario Draghi, intervistato da Davide Varì, direttore del quotidiano Il Dubbio, durante il “Face to face” nella terza giornata del Salone della Giustizia. Per Sisto, “Giorgia Meloni ha dato prova di essere un premier vero, puntuale nelle repliche.

Ha dimostrato stabilità individuale che poi è anche governativa. Sono stato colpito dalla rapidità con cui ha formato l’esecutivo”. In riferimento all’intervento ieri di Scarpinato lo ha definito “vintage”: “L’Italia – ha sottolineato – non si può permettere più guerre di religione”. È il momento di “dialogare e scrivere una giustizia migliore per il paese”. Sul sistema di “porte girevoli” fra magistratura e politica, Sisto ha osservato che “con la riforma dell’ordinamento giudiziario non si farà più finta di niente”.

Quanto alla possibilità di costruire nuove carceri, ciò non significa “più carcere” ma una detenzione migliore: “Ecco perché non bisogna parlare di edilizia ma di architettura carceraria. La pena deve incidere sul soggetto che ha commesso il reato, considerando anche cosa è diventato il soggetto nel frattempo”. A ogni modo, Sisto ha ricordato che “l’ambiente carcere significa anche tutelare la polizia penitenziaria”. “Il garantismo di Forza Italia – ha continuato Sisto – è noto. Berlusconi ha fatto ieri un discorso da statista consumato, segnalando la necessità di una riforma”. Poi, ricordando che la riforma Cartabia entra in vigore dal primo novembre, ha sottolineato che una delle tutele della presunzione di non colpevolezza si riscontra nel fatto che “le conferenze stampa non possono essere uno show”. Quanto all’abuso d’ufficio, l’esponente di Forza Italia ha detto che la sua eliminazione “è un pallino mio e del mio partito”. Come reato “è una sublimazione patologica dell’atto amministrativo, illegittimo per vari motivi”.

La conseguenza era la “burocrazia difensiva: ‘per timore di’, non si fa”. Il reato, ha poi osservato, “è ridotto”, ma la legge Severino obbliga la sospensione di sindaci e governatori in caso di condanna di primo grado. “La presunzione di non colpevolezza – ha rimarcato – è però fino al terzo grado di giudizio, quindi non c’è allineamento”. Per Sisto è “indispensabile raddoppiare il numero dei giudici” ma è arrivata la “stagione in cui responsabilizzare il giudice e mettere la difesa allo stesso livello dell’accusa”.

Secondo l’ex sottosegretario, “il giudice non è condizionato dal pm, e se succede significa che non è un buon giudice”. Sempre sulla presunzione di innocenza, Sisto ha detto che con i giornalisti va cercato un “punto d’intesa” affinché “l’informazione non sia deformazione”. Infine, sulla presenza di magistrati fuori ruolo in via Arenula, l’ex sottosegretario ha rigettato le appartenenze “troppo forti” e si è detto aperto ad altre professionalità “laiche”, dal momento che “le leggi si scrivono per tutti, le sentenze per il caso specifico”. “Il legislativo – ha concluso – è un techno lab delle leggi dove la provenienza diversa è un valore aggiunto a favore della qualità delle norme”.

 

 

 

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Redazione IUS101.it