Il dottor Nordio sono vent’anni che parla da politico e non da magistrato. E’ un certo modo di presentarsi ad un certo segmento dell’opinione pubblica e delle forze politiche come il magistrato anti-magistratura che evidentemente è andato di moda e ancora va di moda e che gli ha consentito di raggiungere questo risultato per cui lavorava da tempo: diventare ministro della Repubblica in un governo che non ha certo a cuore la funzione di tutela della legalità svolta dalla magistratura.

Le parole usate dal ministro nella relazione al Parlamento sono preoccupanti per l’atteggiamento che ha il ministro nei confronti dei pubblici ministeri. Ma non solo. Il fatto di allertare il Parlamento a non essere supini nei confronti dei magistrati del pubblico ministero e di diffidare dei pubblici ministeri antimafia perché vedono mafia dappertutto, soprattutto all’indomani di un risultato importante come quello della cattura di Matteo Messina Denaro, mi sembra un fuor d’opera, strumentale, ingeneroso nei confronti di quanti lavorano tutti i giorni su questi temi molto delicati.

Anche per quanto riguarda il tema del garantismo a me sembra sia utilizzato in modo strumentale. Un garantismo peloso che è intransigente nei confronti dei soggetti che non fanno parte dell’establishment. Non si è esitato nei primi giorni del governo a mettere una bella norma penale inutile sui rave party. Una norma che colpisce quegli scalmanati dei ragazzi che vanno a divertirsi a suon di musica. E parallelamente però il ministro Nordio ha da subito parlato anche dell’abolizione dell’abuso d’ufficio e della riduzione delle intercettazioni. Le intercettazioni che sono strumenti che riguardano invece altri segmenti della criminalità che è la criminalità dei colletti bianchi, della pubblica amministrazione, dell’economia. Mi sembra un modo un po’ classista di intendere il garantismo: forti coi deboli e deboli con i forti. Le intercettazioni sono uno strumento, diciamo così, di vita o di morte della possibilità della magistratura di svolgere le indagini. Soprattutto delle intercettazioni più evolute, le famose intercettazioni con il trojan. Bisognerebbe che tutti quanti fossero allertati del fatto che ormai da qualche tempo le tradizionali intercettazioni sui canali di comunicazione “voce”, la classica telefonata, sono desueti. Tutti quanti comunicano ormai tramite internet, tramite la rete, tramite whatsapp e questi canali di comunicazione non sono intercettabili se non tramite il Trojan. Quindi fare una battaglia contro il trojan per tutti i reati che non siano mafia e terrorismo vuol dire di fatto intercettare delle linee telefoniche su cui ormai non parla più nessuno.

Eugenio Albamonte
segretario di Area Democratica per la Giustizia